Riunire tante imprese diverse per moltiplicarne il potenziale, agendo come un’unica realtà e muovendosi verso un obiettivo comune. Il caso della rete di imprese Iobo raccontato dal suo Presidente, Giancarlo Turati.

Sono un fenomeno tutto italiano, presenti già da una decina d’anni in tutto il territorio e nate dalla necessità di trovare una modalità di aggregazione che non comportasse movimenti di capitale. Le reti d’impresa sono oggi una via percorribile ricca di opportunità per le aziende che vogliono espandere i propri interessi, acquisendo nuovi contatti e nuove competenze per crescere e diventare più competitive. Ma mentre nella maggior parte dei casi il fine ultimo rimane l’incremento del business per le imprese partecipanti, c’è chi ha pensato di creare una rete che usasse le sue risorse per un obiettivo diverso, guardando all’esterno, alle esigenze delle persone e del territorio. Si chiama IOBO e riunisce oltre 20 realtà attive nel mondo digitale e nella digitalizzazione dei processi di cui anche Seventyseven fa parte.

Abbiamo incontrato Giancarlo Turati, Presidente di IOBO e amministratore delegato di Fasternet, una delle aziende fondatrici.

Double Seven Magazine / N.5

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  • L’opinione del cliente

    Paola Carè

    Marketing e Communication Manager

    Diciamo che la collaborazione è iniziata “per caso”, per quanto creda poco a questo concetto, anche in ambito lavorativo. Il modo di fare di Nicola, gentile, premuroso e mai prepotente mi ha convinto.

Partiamo dalla definizione: cosa sono le reti d’impresa?

“Ai più fragili. Guardiamo a tutti i tipi di disabilità, da quella fisica a quella psichica fino a quella sensoriale, secondo quanto definito dalla legge. Lavoriamo con tossicodipendenti, ex carcerati e persone che si sono trovate temporaneamente escluse della società. Infine, ci rivolgiamo anche a chi per problemi di salute o per la necessità di affrontare lunghi periodi di cura ha perso il lavoro e si trova ormai in un’età in cui è difficile trovare un impiego. Si tratta di individui che sono nati o si sono trovati per vari motivi in una condizione di svantaggio e che per questo vengono etichettati come ‘diversi’ e costretti ai margini della società. Ma è ovvio che le regole vanno bene per chi le definisce, non necessariamente per tutti, e soprattutto non è vero che chi non si adatta a una certa ‘normalità’ sia meno degno e abbia meno diritti. Dobbiamo cambiare mentalità e il lavoro di RJ45 si focalizza proprio su questo, cercando di promuovere questo concetto non solo a parole, ma con i fatti”.

Cosa significa IOBO?

IOBO sta per ‘ionic bond’, legame ionico, ovvero quel legame che si instaura tra atomi con cariche molto differenti. Questo crea una molecola nuova, stabile, come il cristallo, che è appunto il simbolo che abbiamo scelto. È la metafora di quello che siamo: l’unione di elementi diversi che ne crea uno nuovo, più completo, più forte”.

Di cosa si occupano e cosa accomuna le imprese che fanno parte di IOBO?

“All’interno della rete c’è chi opera nella cyber security, nella blockchain, nell’intelligenza artificiale, nelle applicazioni mobili, nel marketing, nella gestione dei processi, nella videocomunicazione e in altri campi. Il comune denominatore è la digitalizzazione, un’esigenza che ormai riguarda le aziende in tutti i settori e a cui noi siamo qui per rispondere. Ad accomunarci però è qualcosa di ben più profondo, che ha a che fare con l’etica, con il modo di guardare il mondo e di gestire la propria attività. Una filosofia che sta alla base di IOBO, condivisa da tutti coloro che ne fanno parte e che definisce i nostri obiettivi”.

Quali sono questi obiettivi?

“IOBO nasce per mettere in comune le conoscenze e le competenze di tutti al fine di progettare e realizzare economie migliori, più responsabili, più sostenibili, supportando lo sviluppo del territorio e della comunità che lo abita. Il fatto di riunire realtà molto differenti ci dà una marcia in più, perché disponiamo di tutte le risorse umane e tecnologiche per rispondere alle richieste con servizi ad alto valore aggiunto. In questo modo il cliente non deve rivolgersi a più fornitori, ma può trovare tutto quello di cui ha bisogno in un unico interlocutore, che è la rete stessa”.

Cosa cerca un cliente che si rivolge a voi?

“Lato pratico, chi viene da noi lo fa perché ha necessità di digitalizzare i processi aziendali, indipendentemente dal settore in cui opera, dal fatto che sia un soggetto privato o pubblico, una piccola azienda familiare o una grande realtà industriale. Moltissimi però si avvicinano proprio perché interessati alla nostra posizione in merito a temi come la sostenibilità ambientale, il rispetto delle persone o l’azzeramento del divario di genere. Alla fine ci scelgono non solo in base alle nostre competenze, ma anche per quello che pensiamo e per il nostro modo di agire. Così riusciamo a selezionare clienti che condividono i nostri valori. Un match perfetto”.

Quali sono i prossimi passi?

“Senza dubbio vogliamo dedicare sempre più risorse e impegno ai progetti che nascono all’interno della rete, per esempio nei settori smart city, mobility, safety e agricoltura intelligente. Stiamo inoltre valutando la possibilità di replicare il nostro modello in altre parti d’Italia, aprendo delle reti satellite con aziende più lontane. Grazie alle nostre caratteristiche stiamo diventando un riferimento per molte altre realtà, al punto che IOBO è stata citata tra le best practice nell’ultimo report pubblicato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. Un risultato che ci spinge a proseguire con coerenza su questa strada, mantenendo sempre al centro la sostenibilità”.

Un termine che oggi è sull’agenda di tantissime aziende. Ma che cos’è per voi?

“La sostenibilità è il pilastro portante di IOBO e passa attraverso il concetto di benessere. Se dovessimo sintetizzarlo in uno slogan, potremmo scrivere: ‘stare bene, fare bene e fare il bene’. Il che significa creare un ambiente di lavoro consono e piacevole (stare bene), impegnarsi per svolgere al meglio la propria attività (fare bene) e prendersi cura del territorio e delle persone che ci stanno intorno (fare il bene). Secondo noi il modo giusto se non l’unico di operare è creando dei circoli virtuosi capaci di generare valore e di ridistribuirlo. Ed è così che vogliamo costruire il futuro”.

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